2017 | James Rubin

Milano, Galleria Rubin (dal catalogo per la mostra)

Ho conosciuto Paola Marzoli nel 1978. E' stato un incontro nel segno dell'amicizia e dell'architettura. Siamo stati presentati, infatti, da un'amica comune, un architetto, che era socia della mia futura cognata in uno studio di progettazione.

A quell'epoca, Paola aveva da poco rinunciato all’insegnamento nel gruppo di Aldo Rossi  e concluso la sua esperienza di segretaria di redazione della prestigiosa rivista Controspazio, periodico diretto da Paolo Portoghesi, mentre io affrontavo da studente gli esami alla facoltà di architettura del Politecnico di Milano.

In entrambi, tuttavia, era già in atto un processo che ci stava distogliendo dalla primitiva passione per le tre dimensioni per portarci verso l'arte visiva: Paola aveva cominciato un percorso di pittrice e io mi esercitavo per diventare un illustratore pubblicitario che sarebbe stata la mia professione per lungo tempo.

Ci siamo persi di vista e ritrovati molti anni dopo. Paola aveva consolidato la sua carriera di pittrice e io ero diventato un gallerista. E' stato naturale cominciare a collaborare: dapprima una collettiva con Arduino Cantafora e Stefan Hoenerloh, poi una mostra personale.

Da qualche anno la nostra galleria si è trasferita in via Santa Marta, a pochi passi dall'abitazione-studio di Paola e adesso, oltre che amici, architetti, artista e gallerista, siamo anche vicini di casa.

Anche se talvolta ci si sorprende di come il destino agisca per far avvenire le cose, devo dire che questa mostra nasce per motivi di stretta affinità artistica. Sono convinto della peculiare qualità delle ultime opere di Paola, che provengono da una ricerca iniziata negli anni'90 e che insiste su un'indagine nelle strutture della realtà. Partita dall'architettura si è concentrata su soggetti sempre più complessi: alberi, sassi, fino a questi quadri recenti che osservano da vicino densi fogliami per rivelarne equilibri interni non subito evidenti.

>Ma il trattamento del colore e la sensualità del gesto hanno ormai conteso alla preoccupazione compositiva il suo primato, e l'architetto che avevo conosciuto, con mio vivo piacere, si è arreso alla pittura.

James Rubin

Dominus flevit op. 632 particolare